Thursday, February 02, 2006

Poesia involontaria, poesia di contesto

Stavo pensando a ciò che potrei battezzare "poesia involontaria": è un concetto vicino a quello della "immortalità della vergogna" di cui ha parlato Kundera.
Da un discorso estrapoli una frase che fuori contesto diventa il verso più bello che sia mai stato scritto o il titolo per una poesia monumentale. Questa frase può essere pronunciata da chiunque e colpire l'orecchio o l'immaginazione del poeta. C'è tanta poesia al mondo, in ogni parola, in ogni gesto ma se non c'è un poeta che la raccoglie nessuno se ne accorgerà mai. Il poeta ,ad esempio, se vuole scrivere "mammella", trova il punto giusto del foglio dove inserire il termine. Pensateci, non è così facile, soprattutto se lo devi scrivere una volta sola, in un punto strategico, INSOMMA, RAGAZZI NON SI PUO' MICA RIEMPIRE UN FOGLIO DI MAMMELLE!
Poi c'è la "poesia del contesto", anche quella è involontaria ma imprescindibile dal contesto. E così può apparirti poetico il camion della spazzatura che passa sotto casa tua in un torrido agosto facendo fluttuare sino al tuo naso un odore che è un mix di merda e banane.
Ci sarà un rapporto fra poesia-romanticismo-tragedia-e-punk? Se il cinema è poesia la risposta è sì. E allora il cinema è poesia? Si possono fare mille domande del genere, rispondere, dibatterne, litigare ed ecco che ti viene fuori un saggio alla Frye pronto per i posteri.

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